#andandoversoExpo Visconti e Sforza a Milano

By Patrizia Rossato Mari

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Milano al centro dell’Europa – Arte lombarda dai Visconti agli Sforza

La mostra in corso a Palazzo Reale, retrospettiva sull’arte lombarda irradiatasi dalle corti dei Visconti e degli Sforza Duchi di Milano, cita quella analoga ma di più ampio respiro realizzata a cura di Roberto Longhi alla fine degli anni Cinquanta: come allora anche l’attuale mette a tema la centralità di Milano nell’Europa delle Arti e dei Mestieri, terra di conquista ma anche polo di attrazione e segnavia di tendenze, sensibile alle influenze gotiche e fiamminghe d’Oltralpe e a quelle dell’incipiente Umanesimo toscano, ma capace di una propria sintesi, ovvero di elaborare quello ‘stile lombardo’ di cui Foppa e Bergognone sono massimi esponenti.

Nell’arco di un paio di secoli infatti, sale al massimo splendore una Signoria capace di rapida espansione e vorace di arte e beni di lusso che ne perpetuino la memoria, centro di attrazione per scultori, pittori, orafi, cesellatori, miniatori, letterati, consacrati alla celebrazione del signore e dei suoi fasti fino al grande rinnovamento artistico che con l’arrivo di Bramante e Leonardo alla corte di Ludovico il Moro, chiude il lungo periodo del gotico lombardo di cui capolavoro assoluto è il Duomo di Milano. Il nuovo corso impresso alle arti da Masaccio, Brunelleschi e Donatello, punte dell’avanguardia fiorentina, trova in Ludovico il Moro diventato signore con un fraudolento colpo di mano e in cerca di legittimazione, un estimatore e un promotore, desideroso di aprire la Milano d’inizio Cinquecento all’irruzione della modernità. Non mancano molti anni al tramonto definitivo del Ducato e all’inizio del lungo periodo di servaggio ora all’uno ora all’altro dei potenti d’Europa, per mano del Re di Francia Luigi XII rivendicatore dei propri diritti di successione. Ludovico fugge a Innsbruck, ma dopo solo pochi mesi di dominazione francese il rimpianto del Duca troverà voce nei sonetti di rimatori e menestrelli e nel richiamo a lui rivolto di ‘tornare alle Grazie a riveder la Dama’, di tornare cioè a quella Santa Maria delle Grazie ove è situata la tomba di Beatrice d’Este, la giovane sposa il cui busto scolpito da Gian Cristoforo Romano rimane a effigie di un’epoca di raffinati costumi artefice di preziosi reliquiari tanto quanto di una interpretazione tutta ‘locale’ della poetica leonardesca. Milano oggi come allora si candida a essere un centro europeo di primo piano, dove l’appeal di un impianto urbanistico-architettonico interamente rinnovato affonda le radici nell’iconografia raffinata e ‘à la page’ che corti e abbazie di Lombardia forgiarono lungo i secoli.

 

 

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