Una passeggiata sul tetto della Galleria Vittorio Emanuele

By Patrizia Rossato Mari

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Last but not least delle novità legate a Expo, è l’apertura al pubblico, a restauro ormai ultimato, delle passerelle sul tetto della Galleria Vittorio Emanuele, opera di Giuseppe Mengoni, lungo le quali è per la prima volta possibile passeggiare percorrendo i camminamenti originariamente preposti alla manutenzione.

Vi si accede da due ascensori veloci per godere del nuovo skyline milanese, di piazza Duomo, cuore geometrico della città la cui pavimentazione con il nuovo sagrato venne realizzata nel 1928 da Piero Portaluppi, della Cattedrale e di piazza della Scala.

Con l’approvazione della Soprintendenza sono state infatti restaurate e allargate le passerelle originali ideate per la manutenzione del tetto a vetri della Galleria. Un gioiello di architettura restituito al suo massimo splendore, a sommo di quello che dalla seconda metà dell’Ottocento poté definirsi il Salotto dei milanesi, luogo di confronto e fermento sociale nonché incubatore di tutto ciò che di illuminato e progressivo Milano ebbe in sorte scrivendo così capitoli essenziali della Storia del Novecento.

Qui, tra gli altri, due milanesissimi siciliani, Giovanni Verga e Luigi Capuana, si ritrovavano per conversare dei loro progetti editoriali degustando un risotto da Savini, oppure, come si può ammirare in un dipinto di Boccioni, si scatenavano zuffe fra donne pronte ad accapigliarsi davanti alla buvette del Campari. Salvatore Quasimodo, di ritorno dal Genio civile di Sondrio, si attardava parlando d’arte e poesia con De Grada, Cantatore, Messina, e del pari, nel ’68, i figli ribelli della borghesia meneghina manifestavano per Cuba nel nome di Mao Tse-tung.

I lavori di copertura della Galleria furono ultimati nel 1867, a un anno dalla battaglia di Custoza, e di lì a breve il Vallardi pubblicò la celebre veduta del progetto di Mengoni per piazza Duomo. A poche settimane dall’apertura al pubblico vi sorsero i primi tafferugli per l’arresto di Garibaldi e Gaspare Campari, che aveva inventato il celebre bitter nel 1860, vi si trasferì lasciando i vecchi locali nel Coperto dei Figini.

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