By Patrizia Rossato Mari
Posted in Architettura, Arte, Lifestyle, News | Tags : design, fotografia, galleria vittorio emanuele, Osservatorio, Prada
Fondazione Prada apre una nuova sede quasi eterea, lassù, tra l’architettura di vetro e ferro e il cielo che da sempre richiama a sé lenti e obiettivi. Il comune era stato chiaro più di tre anni fa sul contenuto del bando per aggiudicarsi il palazzo, che avrebbe dovuto prevedere non solo uno spazio commerciale, ma essere anche un luogo d’incontro e cultura per i cittadini.
La Maison Prada ha preso sul serio questo invito alla responsabilità sociale e, grazie alle sinergie in essere con le due sedi dell’omonima Fondazione, ha creato un luogo al di sopra di ogni aspettativa. Così il quinto e il sesto piano del palazzo ospitano dal 21 Dicembre più di ottocento metri quadrati di spazi espositivi freschi di una ristrutturazione che non ha osato manierismi, ma anzi è stata concepita per passare in secondo piano rispetto alle immagini stesse. Gli ambienti, che erano stati ricostruiti dopo i bombardamenti della seconda Guerra, vedono preservati i solai in legno, gli elementi verticali portanti e i rivestimenti che sono stati convertiti nelle nuove pavimentazioni. Il percorso, che si articola su entrambi i livelli, consente di avere una vista privilegiata sulla cupola della Galleria concepita da Giuseppe Mengoni tra il 1865 e 1867.
L’area è stata, così, ribattezzata “Osservatorio” e sarà un incubatore d’ esposizioni di fotografia contemporanea e della connessione tra queste e altre discipline creative. La prima rassegna ruota attorno al contrasto tra la fotografia tradizionale e la condivisione istantanea e ininterrotta sulle piattaforme digitali; quattordici artisti italiani e internazionali immortalano scene della propria quotidianità e di rituali intimi e personali. Ecco il tema dicotomico di “ Give me yesterday ”, in cui simil-diari digitali sono composti da scatti studiati e impostati e, dove, il ritratto di madre è concepito come uno snapchat . Si crea dunque un diario che fa l’occhiolino a piattaforme come Facebook e Instagram , ma che aggiungendo una componente performativa delle immagini riesce ad affermare una identità individuale e collettiva.
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